Le varietà e gli ambienti di coltivazione della pianta del caffè
“Cenni e approfondimenti sul caffè, tratto dalla relazione “Il caffè decaffeinato” della Dott.ssa Alessandra Petti, Biologa Nutrizionista”
Tra le numerose specie di caffè possiamo evidenziarne due:Arabica e Robusta, che sono le due varietà usate per il caffè italiano.
L’arabica è autoimpollinante ed è rinomata per la qualità in tazza. Essa risulta essere però una pianta molto delicata e suscettibile all’azione di funghi e parassiti. Nel tardo ‘800 la ruggine della foglia (CLR) estinse le coltivazioni di caffè in Asia. Sono stati così coltivati in laboratorio degli ibridi, resistenti alla CLR e alla malattia della ciliegia del caffè (CBR), mantenendo alti e inalterati i livelli di qualità in tazza. La coltivazione dell’arabica richiede climi non troppo caldi e le altitudini ideali variano dai 1000 ai 2000 m nelle regioni equatoriali, sotto i 1000 m nelle zone sotto e sopra l’equatore, con una piovosità annua intorno ai 1500 mm.
La robusta invece richiede climi caldi e umidi, coltivata nelle pianure con una piovosità di almeno 2000 mm annui. In generale la pianta del caffè richiede un terreno profondo, drenante, fertile e leggermente acido (ph 5-6). Latitudine e altitudine della zona di coltivazione sono estremamente determinanti per la valutazione della qualità del caffè, come anche la piovosità, che se in eccesso induce una crescita irregolare che genera flavour sgradevoli, ammuffiti e pungenti. La siccità da’ luogo invece a chicchi dal sapore astringente, poiché non del tutto maturi.
Dott.ssa Alessandra Petti Biologo-Nutrizionista